Irene, a Ceuta -Spagna- da 3 mesi
Il Marocco e la frontiera
Avevo bisogno di aria.
Aria di nuovi incontri, una realtà diversa in cui
vivere, un’esperienza scelta con entusiasmo.
Così, il due ottobre scorso ho preso la laurea
triennale in Psicologia e dieci giorni dopo ero in viaggio verso Ceuta. Si
mescolavano immagini con speranze, informazioni lette con fantasie. Non sapevo
bene cosa aspettarmi né da questa città, né da questa esperienza che stavo per
iniziare. Questa forma di parziale incoscienza a tratti mi spaventava e a
tratti nutriva intensamente la mia motivazione.
A distanza di tre mesi sorrido e sposto lo sguardo
sull’insalata di parole ed emozioni che sta dentro la mia testa.
Entusiasmo, gratificazione, momenti di smarrimento.
Parole spagnole conosciute, discorsi incompresi. Coinvolgimento emotivo e
solitudine, stupore e occhi aperti. Iniziare a vedere come normale passare una
frontiera. Viaggi in Marocco, strade nel niente, buoni sapori, caos e
sporcizia. Nostalgia. Tanti spunti, progetti da mettere su. Disordine. Donne e
bambini che mi scaldano il cuore. Indignazione, voglia di informarsi.
Assorbire.
Mi spiego meglio, questa è una buona occasione per
cercare di esprimermi in modo meno caotico.
Sto svolgendo lo SVE presso l’Asociación Digmun a Ceuta, città spagnola separata da una striscia
di mare con la penisola iberica e da una frontiera di otto chilometri con il
Marocco.
Digmun
si impegna affinché i diritti e la dignità delle donne, dei bambini e delle
bambine vengano rispettati.
Non sono la unica volontaria, infatti Emilie è la
ragazza francese con cui collaboro, è molto propositiva, ha voglia di fare e
formiamo una bella coppia!
Fin dal giorno dopo il nostro arrivo ci hanno fatto
sentire parte dell’associazione inserendoci nelle diverse attività e dandoci
responsabilità e fiducia.
I progetti sono differenti e connessi alla realtà
sociale di Ceuta. Ci sono infatti molti bambini che vivono a tutti gli effetti
a Ceuta e quindi in Spagna, ma che non hanno i documenti per potersi iscrivere
alle scuole ufficiali e quindi l’associazione organizza un’attività scolastica
per potere fornire loro un minimo di istruzione e noi aiutiamo durante la
mattina. Con loro sto imparando a mettermi in gioco, a gioire per piccoli
traguardi e ad affrontare i momenti in cui arriva un po’ di disillusione.
Poi ci sono le donne. Tante donne che dal Marocco
ogni giorno varcano la frontiera per lavorare a Ceuta e tornano per la sera,
mentre altre vivono in Spagna, ma tutte vogliono prendersi due strumenti
importanti per la libertà e l’autonomia di ogni persona: leggere e scrivere. Durante
la settimana ci sono corsi a cui possono partecipare a seconda delle esigenze e
noi diamo una mano: mi piace lavorare con loro, sono davvero molto motivate!
Inoltre organizziamo incontri con altre
associazioni della città, collaborazioni con il carcere di Ceuta e con il
Centro per minori. Durante la settimana forniamo aiuti umanitari, come vestiti
e cibo quando è possibile, alle persone che ne hanno bisogno.
Mi sono resa conto che leggere che qui è un mix di
culture e religioni non è una frase retorica, è qualcosa che sta nella realtà.
Cristiani, musulmani spagnoli, musulmani arabi, ebrei, e poi cinesi, siriani,
europei, africani. Nella mia classe di spagnolo sono tutti del Marocco e sono
tutti musulmani. Fa un certo effetto quando mi ritrovo ad essere l’unica senza
il velo e il maestro traduce in arabo per spiegare qualcosa di spagnolo (e
naturalmente sono la sola a non capire quello che stanno dicendo, ma meglio,
imparo anche un po' di arabo!).
La frontiera è a circa tre chilometri scarsi da
dove abito. Pochi minuti, un foglio da compilare, timbro sul passaporto e sei
in Marocco. Non tutti hanno il diritto di muoversi così liberamente e ogni
volta che passo la frontiera le mie emozioni si mescolano in un insieme di
stupore, tristezza e indignazione. Ci sono moltissime persone che vivono nelle
foreste in Marocco e cercano di entrare a Ceuta in qualche modo. Arrivano fino
a qui e si trovano di fronte una recinzione per tutto il confine, con tutti i
problemi che trascina con sé.
Il Marocco come paese mi affascina: caos, gente,
mercati, cibo(!) e molto altro.
Il fine settimana viaggiamo e ogni volta è una scoperta.
Tutta questa esperienza è una scoperta in sé!
Al prossimo aggiornamento!
Irene